martedì 31 marzo 2015

L'innocenza provata di Pizzolato

Se ogni persona è innocente fino a prova contraria, Pizzolato ha fatto di più. Ha dimostrato la sua innocenza.

Paulo Moreira Leite - giornalista brasiliano, è autore del libro “Un'altra storia del Mensalão”

Henrique Pizzolato , ex direttore marketing della Banca del Brasile è stato condannato dalla Corte Suprema brasiliana a 12 anni e sette mesi di carcere.
Sono convinto che, come molti imputati, Pizzolato sia stato condannato in modo assurdo, contro ogni logica e contro tutte le prove.
Mi spiego. Il dramma di Pizzolato non è paragonabile al caso dei tanti imputati che sono stati condannati in assenza di prove. La prove c'erano. E dimostravano la sua innocenza.

Se ogni persona è presunta innocente fino a che non si dimostra il contrario, come si impara nei corsi preparatori di diritto, Pizzolato ha fatto di più. Ha provato la sua innocenza.
Pizzolato è stato condannato perché l'accusa ha sostenuto che era “personalmente” responsabile del “piano”. Avrebbe ordinato una presunta deviazione di 73.8 milioni di reais per il Partito dei lavoratori (PT). Ordinava anticipazioni di denaro per l'agenzia pubblicitaria DNA, che trasferiva i soldi al partito (PT).
Secondo i giudici che lo hanno condannato, Pizzolato ha deviato denaro dalla Visanet, considerato denaro pubblico della Banca del Brasile, che dovrebbe essere utilizzato per fare pubblicità delle carte di credito del marchio Visa. Il Pubblico Ministero ed i giudici della Corte Suprema hanno ritenuto che la pubblicità non fosse stata fatta e che il denaro era nelle mani del Partito dei lavoratori (PT) per essere distribuito ai politici.
Tutto questo è falso, sbagliato, e non può stare in piedi. Ma è lì, negli atti processuali, e ha portato Pizzolato in prigione.
Andiamo per gradi. È stato dimostrato nel processo che Pizzolato non ha firmato alcun documento che disponeva i pagamenti di 73.8 milioni di reais con denaro che apparteneva alla Visanet.
I documenti sono stati firmati da un altro direttore della Banca del Brasile e da due dirigenti che facevano parte della direzione - vendita al dettaglio (Varejo) -  responsabile della gestione del soldi appartenenti alla Visanet.
Andiamo avanti.
Pizzolato è stato condannato per il reato di peculato (appropriazione indebita), in quanto la sua attività coinvolge, presumibilmente, "denaro pubblico". Ma un’audit (relazione) firmata da 25 uditori della Banca del Brasile ha mostrato che il denaro in questione non era pubblico, non apparteneva alla Banca del Brasile. Il denaro apparteneva alla società Visanet e si trattava quindi di risorse private.
L’audit (relazione) ha mostrato come il denaro nemmeno passava per la Banca del Brasile. Restava in un conto in banca intestato a Visanet e quando era il caso di utilizzarlo in campagne pubblicitarie della carta di credito Visa, il dirigente della direzione di vendita al dettaglio (Varejo), chiamato “gestore”, scelto dalla Banca del Brasile, firmava una nota autorizzando la Visanet ad effettuare il pagamento nei confronti dell'agenzia pubblicitaria DNA.
Due documenti sono stati firmati dal dirigente Leo Batista dos Santos. Altri due, da Douglas Macedo, entrambi funzionari della direzione di vendita al dettaglio (Varejo) della Banca del Brasile, che non era la direzione di marketing di cui faceva parte Pizzolato. Non c'è la firma di Pizzolato in questi documenti.
Il direttore di vendita al dettaglio (Varejo) della Banca del Brasile ed i loro dipendenti che hanno firmato questi documenti non sono stati coinvolti nella denuncia presentata dal Pubblico ministero presso alla Corte Suprema che ha dato origine al processo in cui è stato denunciato e condannato ingiustamente Pizzolato.

(Parti dell’articolo scritto da Paulo Moreira Leite per la rivista Istoé, agosto 2013)
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I documenti citati dal giornalista sono nel processo e comprovano che Henrique Pizzolato non aveva potere per decidere i pagamenti con il denaro della Visanet. Pizzolato non aveva potere per sollecitare  la Visanet a fare  i pagamenti all'agenzia di pubblicità DNA. Tutti i documenti di richiesta di pagamento inviati alla Visanet sono stati firmati da altri dirigenti della Banca del Brasile.

Contro l'accusa che dice “i servizi non sono stati fatti, le pubblicittà non esistono, perchè il denaro fu deviato al Partito dei Lavoratori”, la azienda Visanet ha inviato una nota in data 30 ottobre 2006 alla Banca del Brasile, dove conferma che il valore di 73.8 milioni di reais  fu totalmente utilizzato in pubblicità. La Banca del Brasile in risposta alla Visanet (17.11.2006), conferma che “con le pubblicità svolte, gli obiettivi della Visanet (di promuovere il marchio Visa),  di fatto, sono stati realizzati. A questo proposito, c’è stato un incremento nell’ordine del 149% e 137% nel volume e fatturazione, rispettivamente, delle carte di credito emesse dalla Banca del Brasile con il marchio Visa.”.  (Questi documenti sono all’interno del processo)

Come prova definitiva, le campagne pubblicitarie, che sono state realizzate per promuovere le carte di credito marchio Visa (Ourocard/Visa), sono state viste da milioni di brasiliani (le prove fiscali e molte fotografie delle campagne pubblicitarie sono agli atti del processo).

Perché il Supremo Tribunale Federale, la Corte suprema del Brasile, ha considerato Pizzolato responsabile dei pagamenti in denaro dell'azienda privata Visanet se i documenti dimostrano che erano altri i dirigenti, di un'altra direzione della Banca, responsabili di questa funzione?

Perchè Pizzolato è stato acusato e condannato per la sottrazione di 73.8 milioni di reais se le aziende - Banco do Brasil e Visanet - non hanno mai reclamato nessuna deviazione di questo denaro e, invece,  queste aziende hanno confermato che tutto i soldi sono stati utilizzati in pubblicità?

Le gravi “incongruenze” processuali rafforzano il convincimento di un giudizio nel quale la figura di Pizzolato è stata strumentalmente coinvolta solo per dimostrare o rafforzare la fondatezza dell’ipotesi accusatoria, cioè che i reati sono stati commessi con denaro pubblico e con la complicità di un funzionario del Banco do Brasil politicamente “vicino” al Partito dei Lavoratori (PT) dei politici accusati. Pizzolato era un rappresentante sindacale.

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