martedì 16 giugno 2015

Non consegnare al Brasile l’italiano Pizzolato

di Luigi Manconi



Dav­vero biz­zarra, se non fosse tra­gica, la vicenda dell’estradizione di Hen­ri­que Piz­zo­lato. L’uomo, di ori­gine bra­si­liana con cit­ta­di­nanza ita­liana, rischia in que­sti giorni di dover lasciare il car­cere di Sant’Anna a Modena — dove sta scon­tando una pena di più di 12 anni inflitta dal tri­bu­nale supremo bra­si­liano nell’ambito di un’inchiesta per cor­ru­zione e rici­clag­gio — per essere tra­sfe­rito nel car­cere di Papuda. Ovvero in una delle galere più vio­lente e degra­date del Brasile.
Ed è suf­fi­ciente leg­gere i recenti rap­porti di Amne­sty Inter­na­tio­nal e di Human Rights Watch per avere con­ferma delle con­di­zioni disu­mane delle car­ceri bra­si­liane, ina­de­guate strut­tu­ral­mente, sovraf­fol­late, ter­ri­bil­mente carenti dal punto di vista igie­nico e sani­ta­rio, ma soprat­tutto luo­ghi dove domi­nano fer­rei mec­ca­ni­smi di sopraf­fa­zione a opera di bande cri­mi­nali.
Ciò nono­stante, e nono­stante il caso di Piz­zo­lato sia stato oggetto di diverse inter­ro­ga­zioni par­la­men­tari, il mini­stero della Giu­sti­zia ha con­cesso l’estradizione la cui ese­cu­zione da parte del mini­stero dell’Interno è stata sospesa in attesa della deci­sione del con­si­glio di Stato sul ricorso, fis­sata per il pros­simo 23 giugno.
Un altro ele­mento va inse­rito in que­sto qua­dro, quasi a ren­dere ulte­rior­mente incre­di­bile ciò che potrebbe avve­nire. Il trat­tato di estra­di­zione tra la Repub­blica ita­liana e la Repub­blica fede­ra­tiva del Bra­sile, rati­fi­cato nel 1991, pre­vede che l’estradizione non venga con­cessa «se vi è fon­dato motivo di rite­nere che la per­sona richie­sta verrà sot­to­po­sta a pene o trat­ta­menti che comun­que con­fi­gu­rano vio­la­zione dei diritti fon­da­men­tali». Inol­tre, pro­prio a feb­braio scorso il Senato ha appro­vato in via defi­ni­tiva un dise­gno di legge per la rati­fica e l’esecuzione del trat­tato del 2008 tra Ita­lia e Bra­sile, sul tra­sfe­ri­mento delle per­sone con­dan­nate, in cui è con­tem­plata la pos­si­bi­lità di scon­tare la pena nel paese di cui si è cittadini.
Va ricor­dato che già la corte d’appello di Bolo­gna aveva respinto la richie­sta di estra­di­zione pro­prio rite­nendo che il sistema car­ce­ra­rio e le garan­zie for­nite dal governo bra­si­liano non assi­cu­ras­sero l’incolumità di Piz­zo­lato. La Corte di cas­sa­zione ha però suc­ces­si­va­mente annul­lato senza rin­vio, e quindi senza alcuna pos­si­bi­lità di rie­same, quella sen­tenza rite­nendo legit­tima la richie­sta di estra­di­zione del governo bra­si­liano. A que­sto punto — era il feb­braio 2014 — Piz­zo­lato si è costi­tuito e ha dichia­rato di essere dispo­sto a scon­tare la pena in Ita­lia, chie­dendo al mini­stero della Giu­sti­zia di con­ce­der­gli la pos­si­bi­lità di rice­le­brare il pro­cesso nel nostro paese per poter dimo­strare la pro­pria inno­cenza. L’uomo è stato con­dan­nato per cor­ru­zione, pecu­lato, auto rici­clag­gio a una pena ele­vata, inu­suale per i nostri tri­bu­nali, nell’ambito della vicenda Men­so­lao, uno dei mag­giori scan­dali finan­ziari del Bra­sile: il pro­cesso si è cele­brato in un unico grado senza pos­si­bi­lità di appello e davanti al Supremo Tri­bu­nale. Motivo per cui l’uomo ha deciso di fug­gire dal Bra­sile per essere nuo­va­mente giu­di­cato in Ita­lia, alla ricerca di un pro­cesso giu­sto che con­sen­tisse di rie­sa­mi­nare la sua posizione.
In que­ste ore si suc­ce­dono nume­rosi gli appelli affin­ché venga revo­cata la misura. Per­ché affi­dare Piz­zo­lato a una car­ce­ra­zione in con­di­zioni che non garan­ti­scono il rispetto dei diritti umani e deci­dere di inter­rom­pere quel per­corso di rie­du­ca­zione che ha già intra­preso nei mesi scorsi con buoni risul­tati a Modena, quando ci sono gli stru­menti per­ché possa scon­tare la pena in Ita­lia? A que­sto punto è neces­sa­rio un inter­vento imme­diato dei mini­stri com­pe­tenti affin­ché si ria­pra il caso di Hen­ri­que Piz­zo­lato e si arrivi a una solu­zione che possa sal­va­guar­darne l’incolumità fisica e tute­lare i suoi diritti invio­la­bili. È que­sto il tema della con­fe­renza stampa che si terrà oggi, mar­tedì 16 giu­gno, alle ore 10.30 a Roma, nella sala Nas­si­rya del Senato.

(Questo articolo è uscito su Il manifesto del 16 giugno 2015)

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