mercoledì 21 ottobre 2015

Ministro, è consapevole delle conseguenze della sua decisione?

di Andrea Haas
Da Il Manifesto del 21 ottobre 2015. Mio marito, su Sua decisione, sta per essere estradato in un paese con un sistema carcerario che, come Lei sa, sottopone i detenuti e i loro familiari a condizioni disumane, lesive della loro dignità.


Egre­gio Mini­stro della Giu­sti­zia Andrea Orlando,
mi chiamo Andrea Haas e sono la moglie di Hen­ri­que Piz­zo­lato. Abbiamo avuto modo di incon­trarci durante un suo pas­sag­gio a Sas­suolo, la scorsa estate. Mio marito, su Sua deci­sione, sta per essere estra­dato in un paese con un sistema car­ce­ra­rio che le stesse auto­rità giu­di­zia­rie che lo ammi­ni­strano defi­ni­scono al col­lasso e che, come Lei sa, sot­to­pone i dete­nuti a con­di­zioni disu­mane, lesive della loro dignità e dei loro diritti fondamentali.

Ma per la prima volta, da quando ormai un anno fa ho ini­ziato in tutti i modi a ten­tare di fare brec­cia nel silen­zio e nella disin­for­ma­zione che avvolge il cal­va­rio giu­di­zia­rio di mio marito, ho deciso di non par­lare di lui, ma di me, della paura che nutro per la mia sicurezza.
Nella sen­tenza emessa dalla Corte d’Appello di Bolo­gna (sent. n. 11217/2014), che ha negato l’estradizione di Hen­ri­que, si legge: «la grave situa­zione di ille­ga­lità non con­trol­la­bile, non con­sente di rite­nere attual­mente tan­gi­bile l’efficacia delle intra­prese ini­zia­tive gover­na­tive (del Bra­sile): le vio­lenze subite dai dete­nuti e — dalle loro fami­glie — non può dirsi mutata e per­mane il rischio che le con­di­zione di vita negli isti­tuti peni­ten­ziari siano irri­spet­tose dei diritti fon­da­men­tali della per­sona».
Le pri­gioni bra­si­liane non sono un peri­colo solo per le per­sone che vi sog­gior­nano, ma anche per i loro cari, sot­to­po­sti anch’essi a ves­sa­zioni, estor­sioni e a volte vio­lenze vere e pro­prie.
Per­doni la cru­dezza di quanto le sto per scri­vere, ma nel Distretto Fede­rale, lo «stato» in cui si trova il car­cere di Papuda, a cui il Governo bra­si­liano e il Suo Governo hanno desti­nato mio marito, è ancora con­sen­tita la per­qui­si­zione intima — che con­si­ste nell’obbligo per le visi­ta­trici (incluse donne anziane, disa­bili e ragazze) di spo­gliarsi, chi­narsi e mostrare l’ano e la vagina affin­ché le guar­die car­ce­ra­rie pos­sano ispe­zio­narli per veri­fi­care se nascon­dono oggetti illeciti.
Se non bastasse il senso comune per con­si­de­rare degra­dante e cri­mi­nale que­sta pra­tica, il rap­pre­sen­tante dell’Onu, Juan Men­dez, così come molte asso­cia­zioni dei diritti umani e gli orga­ni­smi rap­pre­sen­ta­tivi della chiesa cat­to­lica in Bra­sile si sono espressi recen­te­mente con­tro que­sta tor­tura lega­liz­zata. Può far­sene un’idea dalle fonti che cito in calce.
Nono­stante la palese vio­la­zione dei prin­cipi costi­tu­zio­nali che trat­tano della dignità dell’essere umano, i poli­tici bra­si­liani non hanno finora appro­vato alcuna legge fede­rale che vieti la per­qui­si­zione intima. Il Mini­stro della Giu­sti­zia e soprat­tutto il Pub­blico Mini­stero bra­si­liani non fanno nulla!
Mi ango­scia sapere che i giu­dici (a ecce­zione della Corte d’Appello di Bolo­gna) e il Governo ita­liani riten­gano che le garan­zie di rispetto dei diritti umani for­nite da que­ste «auto­rità» per giu­sti­fi­care l’estradizione di mio marito siano con­si­de­rate affidabili.
Non posso trat­te­nermi dall’affermare che l’Italia, accet­tando le «prove» del Governo del Bra­sile, sta sup­por­tando le auto­rità bra­si­liane nella loro con­ni­vente cecità di fronte al caos in cui versa il sistema peni­ten­zia­rio bra­si­liano. Lo dimo­stra la recente dichia­ra­zione del Segre­ta­rio della Coo­pe­ra­zione Inter­na­zio­nale della Pro­cura Gene­rale, Vla­di­mir Aras: «La deci­sione ita­liana è molto impor­tante per­ché dimo­stra che il Bra­sile ha degli isti­tuti deten­tivi — come quelli del Distretto Fede­rale e di Santa Cata­rina — che pos­sono ospi­tare qual­siasi per­sona per l’esecuzione penale nel rispetto dei loro diritti fondamentali».
Come può il Pub­blico Mini­stero rila­sciare tali dichia­ra­zioni pur sapendo che nel Distretto Fede­rale il car­cere di Papuda ha un tasso di affol­la­mento del 215%, un tasso di morti vio­lente di 13,6 (x 10mila dete­nuti) e che vi è un agente peni­ten­zia­rio per ogni 44 detenuti?
Mi ango­scia sapere che i tri­bu­nali e i gover­nanti ita­liani con­si­de­rano accet­ta­bile l’«offerta» della cosid­detta “Ala dei vul­ne­ra­bili”, per­ché in primo luogo è stata creata stru­men­tal­mente per otte­nere l’estradizione di Hen­ri­que, secon­da­ria­mente per­chè si tratta di un’“isola” (10 celle!) all’interno di un peni­ten­zia­rio in cui si tro­vano 10.409 dete­nuti in lizza per 4.848 posti letto. Una chiara dimo­stra­zione che sol­tanto con la crea­zione di un’eccezione alla legge, una vio­la­zione dello spi­rito demo­cra­tico della Costi­tu­zione bra­si­liana come di quella ita­liana, le auto­rità bra­si­liane pos­sono otte­nere l’estradizione di Piz­zo­lato, come se già non bastasse il pro­cesso «ecce­zio­nale» rea­liz­zato in Bra­sile in cui i diritti di difesa di Hen­ri­que sono stati pale­se­mente vio­lati, com­preso il diritto di pre­sen­tare appello.
Sap­pia, sig. Mini­stro, che le con­se­guenze di tutti gli errori e le vio­la­zione dei diritti di Hen­ri­que rag­giun­ge­ranno in qual­che misura anche me.
«Tor­ture lega­liz­zate» come la per­qui­si­zione intima, a cui potrei essere anch’io sot­to­po­sta, non sono certo impe­dite dalla pre­senza di un’ala «spe­ciale».
Dal momento che in ultimo la deci­sione dell’estradizione è una deci­sione poli­tica, ovvero una SUA DECISIONE, spero che anche alla luce di que­ste mie «ango­sce» Lei possa riflet­tere bene sulle con­se­guenze che l’estradizione di mio marito Hen­ri­que Piz­zo­lato avrà sulle nostre vite.
Gra­zie per l’ascolto.

* L’autrice è la moglie di Hen­ri­que Pizzolato

Edizione del  21.10.2015  Pubblicato  20.10.2015, 19:40

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