giovedì 28 maggio 2015

La spettacolarizzazione di un processo

Qualche tempo fa l'avvocato Raffaele della Valle che ha difeso Enzo Tortora è stato intervistato in merito alla legge sulla responsabilità civile dei giudici. Il titolo dell'intervista riassume l'opinione dell'avvocato: "Il problema è lo strapotere di media e pm". 
L’avvocato spiega che la presunzione di non colpevolezza non esiste più perché “ogni giorno leggo delle cose incredibili pur di tenere dentro le persone. In questo momento c’è la prevalenza non della garanzia, ma del sospetto”. L'avvocato prosegue “La voce della difesa non conta più nulla. Anche voi giornalisti non la ascoltate più. Il pubblico ministero ‘star’ ha un’influenza enorme. Quando si arriva a un processo in aula che è già stato celebrato nei talk come si fa a far cambiare idea ai giudici popolari? La Cassazione a sua volta ormai emette delle sentenze sull’onda delle emozioni create dal pm attraverso i media. Il pubblico ministero oggi è il dominus perché i media lo hanno rafforzato. Oggi il giustizialismo impera”.


Questa immagine presentata dall'avvocato italiano riflette ciò che accade in Brasile, con una aggravante: oltre al pm, anche i giudici sono sottoposti alle pressioni dei media. Un esempio evidente e amaro che dimostra l'influenza esercitata dai media sui giudici e pubblico ministero è la sentenza dell’azione penale numero 470, chiamata dalla stampa "mensalao", dove 40 persone sono state denunciate dai pm e sono state processate direttamente presso la Corte Suprema brasiliana perché tra di loro erano presenti tre parlamentari.
La Costituzione brasiliana afferma che il Tribunale supremo federale (STF) può giudicare, per reati comuni, soltanto politici che occupano la posizione di Presidente e Vice-presidente, ministro e parlamentare. Il politico che si dimette dalla carica non è più giudicabile dal STF. Secondo uno dei giudici della Corte, l'obiettivo di questa norma è tutelare la carica politica e non il cittadino detentore di tale carica. Chi è giudicato direttamente dalla Corte suprema, in caso di condanna, non ha il diritto di fare appello contro la sentenza, non ha diritto di presentare ricorso, perché il Tribunale supremo federale rappresenta l'ultima istanza nell'ordinamento giuridico brasiliano.
Sia la Costituzione federale che le convenzioni internazionali sui diritti umani garantiscono a una persona che è stata condannata da un tribunale brasiliano il diritto di presentare ricorso. Questo diritto di difesa è conosciuto come “doppio grado di giurisdizione”: la persona condannata da un tribunale ha il diritto di richiedere un secondo “parere” da un altro tribunale composto da altri giudici che dovranno riesaminare tutte le prove e i documenti. Secondo il giurista brasiliano Celso Bandeira de Mellola regola dei due gradi di giurisdizione è universale. I ministri del Tribunale supremo federale (nel caso dell'azione penale 470) sono passati sopra questa regola, non hanno voluto riconoscere la sua importanza. Dal mio punto di vista un'assurdità.”
Alcuni potrebbero sostenere che sia un privilegio essere giudicati direttamente dalla Corte suprema in quanto dovrebbe essere composta da giudici più imparziali e preparati. La risposta a questo argomento sbagliato e semplicistico è stata data da un giudice della Corte stessa: “i giudici sono esseri umani come tutti gli altri e, quindi, fallibili, come tutti i loro simili”. 
Questo giudice, l'attuale presidente del Tribunale supremo federale, in un documento pubblico ha affermato che il diritto di appello, ovvero il diritto al doppio grado di giurisdizione, è stato negato agli imputati dell'azione penale n. 470. La maggioranza dei giudici del STF hanno deciso di non rispettare la legge costituzionale e le convenzioni internazionali e di giudicare cittadini comuni, come Henrique Pizzolato, che mai ha avuto cariche politiche. Così Pizzolato è stato giudicato e condannato da un solo tribunale, senza poter esercitare il diritto di appello.
Il processo, che ha coinvolto politici legati al partito dell’allora presidente Lula (2002-2006), è stato trasformato in un enorme spettacolo mediatico dai grandi mezzi di comunicazione del Brasile noti per la loro posizione conservatrice.
“L’onda delle emozioni create dai media”, per usare le parole dell'avvocato di Enzo Tortora, era già stata creata prima ancora di cominciare il processo. L'avvocato italiano domanda: “Quando si arriva a un processo in aula che è già stato celebrato nei talk show, come si fa a far cambiare idea ai giudici?”
Nel caso dell’ AP 470, i media avevano già condannato tutti gli imputati prima che il processo arrivasse in aula. Il giudizio è stato mandato in onda sulle televisioni. E per alcuni questa potrà sembrare una dimostrazione di trasparenza, dal momento che tutte le persone possono seguire l'argomentazione dei giudici. Il problema è che lo spettatore sente solo la voce dei giudici, ma non ha accesso alle prove e ai documenti della difesa. Nel caso del’AP 470, per chi era a conoscenza delle prove del processo è stato terribile sentire i giudici arrivare a conclusioni esattamente opposte a ciò che era contenuto nei documenti! Come se non bastasse, alla fine di ogni sessione lo spettatore sentiva “il riassunto aggettivato” dei giornalisti che elogiava la decisione di condanna nei confronti dell’imputato.
I giudici che comminavano le pene rilasciavano interviste sul giudizio (!). D'altra parte, i giudici che manifestavano la tendenza a eludere i desideri di condanna imposti dalla stampa hanno subito pressioni perché “cambiassero idea” (vede 1 e 2). Uno dei giudici ha dichiarato che “tutti hanno votato con il coltello al collo” e che “la stampa ha messo la Corte con le spalle al muro". Le decisioni dei giudici erano pubblicate prima della sessione di giudizio.  Un giudice ha perfino scritto la prefazione a un libro di un giornalista del Globo (azienda di comunicazione) su processo mentre ancora si stava producendo la sentenza! [foto]
Nel clima di spettacolarizzazione del giudizio dell’AP 470 creato da media corporativi, diversi giudici hanno guadagnato visibilità e notorietà; ad altri sono state fatte pressioni perché arrivassero alla condanna. Il giurista brasiliano Dalmo Dallaririferendosi alla sentenza, ha detto: “I giudici hanno giudicato contro il Diritto. Il diritto di ampia difesa degli imputati è stato danneggiato.“ 
In effetti, diritti e garanzie come la presunzione di innocenza, il diritto di essere giudicato da un giudice naturale, il diritto al doppio grado di giurisdizione sono stati negati dalla Corte suprema agli imputati dell'AP 470. Durante la procedura le leggi sono state violate, irregolarità giuridiche sono state compiute, importantissime prove della difesa sono state nascoste in un'indagine definita “parallela” dallo stesso giudice, Joaquim Barbosa, che presiedeva il processo (video). Un'indagine parallela alla procedura principale che ha raccolto prove concernenti gli imputati dell'AP 470; prove e documenti la cui visione il giudice Barbosa ha negato agli avvocati della difesa.
Nel 2012 e 2013, il giudice Joaquim Barbosa come il suo collega Ayres Britto, durante il giudizio del’AP 470, sono stati premiati [foto] dalla più grande società di comunicazione del Brasile – la Globo - società che, oltre a impiegare il figlio di Joaquim Barbosa, è stata citata nello stesso processo come uno dei principali destinatari del denaro che, secondo il pm e i giudici della Corte Suprema, sarebbe servito a pagare i parlamentari; ovviamente la Globo non è stata “disturbata” dal pm e dai giudici.
Diversi giuristi brasiliani hanno espresso serie critiche sulla conduzione dell'azione penale 470 e hanno denunciato che le leggi della Costituzione federale brasiliana e la Convenzione americana dei diritti dell'uomo di cui il Brasile è firmatario sono stati apertamente violati.
Al giurista e avvocato  Luiz Flavio Gomes, in un'intervista sul processo 470, è stato chiesto:
Il STF ha violato ciò che raccomanda la Corte interamericana di diritti dell’uomo?
Palesemente. Tra le possibili violazioni alla giurisprudenza del sistema interamericano dei diritti umani compiute dal STF ce ne sono almeno meno due.
La prima: lo stesso giudice che ha indagato il caso, il giudice Joaquim Barbosa, ha presieduto il giudizio, ricoprendo due ruoli: sia quello dell’indagine che del giudizio. Questo è accaduto nella fase intermedia, durante il processo inquisitivo. La giurisprudenza della Corte interamericana dei diritti dell’uomo afferma che: chi presiede l’indagine, successivamente non può partecipare anche al processo, perché svolge due ruoli che devono rimanere distinti. Uno è di investigatore e l’altro di giudicare. E ciò non è possibile. Il giudice deve essere imparziale; il giudice non può avere legami con le prove prima del giudizio, il giudice non può essere poliziotto, investigatore, e in seguito anche giudice. Il magistrato che ricopre il doppio ruolo “di parte” (investigatore) e di giudice viola la garanzia dell’imparzialità.
L'altra violazione è la seguente: è stata violata la garanzia del doppio grado di giurisdizione, così come riconosciuto nella sentenza emessa dalla Corte nel 2009, nel caso Barreto Leiva [che è stato giudicato direttamente dalla Corte Suprema del Venezuela e non ha avuto alcun diritto di presentare ricorso ad altro tribunale, ndr]. Quando il caso è stato esaminato dalla Corte interamericana dei diritti umani, la Corte ha riconosciuto il suo diritto a due gradi di giudizio, cioè il diritto a essere giudicato due volte, in forma ampia e illimitata. Questo precedente della Corte si adatta come “un guanto” al processo noto come “mensalão”.
Rivolgersi alla Corte interamericana dei diritti dell'uomo che cosa comporterà?
Ci sono due aspetti. Nella Corte interamericana dei diritti umani la procedura è lenta e non sospende la decisione del tribunale brasiliano (una denuncia presentata alla Commissione e alla Corte interamericana necessita in media di 10 anni per essere giudicata, ndr). Durante il trattamento del reclamo nel sistema interamericano l'imputato continua a compiere la sua pena normalmente.
Ma in futuro, la Corte dovrà annullare il giudizio. In questa occasione infatti le persone già avrano compiuto le sue pene.“
Un altro giurista brasiliano, Cláudio Lembo, avvocato e professore universitario, conclude:
Nel giudizio dell'azione penale 470, “si sono modificate le giurisprudenze stabilite e di lunga maturazione. Non è stata preservata l’immagine di nessuno dei denunciati. Come nei vecchi giudizi medioevali, gli imputati sono stati esposti all’esecrazione pubblica.
Il silenzio su questo è stato unanime. Il principio di pubblicità è stato portato all'estremo.
Il processo del “mensalão” è stato il più esposto della storia politica nazionale.
La lezione è stata amara. 


In effetti, la lezione è molto amara per chi è stato giudicato da un tribunale che ha violato i diritti, ha ignorato le prove e si è limitato a confermare una condanna già decisa dai media. 

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