sabato 27 giugno 2015

Ho firmato in difesa di Henrique perché…

La petizione promossa dal senatore Luigi Manconi per chiedere la revoca del decreto di estradizione di Henrique Pizzolato ha superato in pochi giorni le 2000 firme. La racolta delle firme è stata bloccata, mentre le persone stavano continuando a firmare, il 24 giugno, giorno in cui Il Consiglio di Stato ha deciso rinviare al 22 settembre 2015 ogni decisione sull'estradizione in Brasile del cittadino italo-brasiliano Pizzolato. "Si tratta di un primo e importante riconoscimento per la mobilitazione dei tanti che, preoccupati per lo stato di terribile degrado in cui versano le carceri brasiliane, temono per la tutela dell'incolumità e dei diritti fondamentali del detenuto” affermano, con soddisfazione, i senatori Luigi Manconi e Maria Cecilia Guerra, ringraziando coloro che a Modena e in tutta Italia, in Parlamento e nella società sostengono la causa di Pizzolato.
È interessante leggere i commenti spontanei scritti dai firmatari della petizione, per lo più cittadini italiani ma anche molti brasiliani. Mentre i cittadini italiani sostengono che Pizzolato, essendo cittadino italiano, ha diritto di scontare la sua pena in Italia e non deve essere inviato nelle terribili e disumane carceri brasiliane, i cittadini brasiliani sostengono che Pizzolato non ha avuto un processo equo in Brasile, è stato condannato nonostante le prove della sua innocenza e non ha avuto il diritto di appello.
Di seguito alcuni commenti lasciati spontaneamente da chi ha aderito alla petizione. 
Ho firmato perché…

giovedì 25 giugno 2015

Guerra e Vaccari “Soddisfatti per decisione del Consiglio di Stato”

I senatori modenesi del Partito democratico Maria Cecilia Guerra e Stefano Vaccari commentano positivamente la recente decisione del Consiglio di Stato sul caso del dirigente di banca italo-brasiliano Henrique Pizzolato, condannato nel paese sudamericano a 12 anni e 7 mesi per corruzione e riciclaggio, attualmente rinchiuso nel carcere di Sant’Anna, dove sta scontando la pena. Ecco la loro dichiarazione:

lunedì 22 giugno 2015

Contro l'estradizione





La petizione promossa dal senatore Luigi Manconi per chiedere al Ministro Orlando la revoca del decreto di estradizione di Henrique Pizzolato ha superato le 2000 firme. Molto toccante la solidarietà dimostrata, con una raccolta firme interna al carcere di Sant'Anna a Modena, da tutti i detenuti (43) della IX sezione, la stessa in cui è rinchiuso Pizzolato.
Tra i firmatari dell'appello di Manconi anche autorevoli esponenti della cultura e della politica, tra cui Stefano Anastasia (presidente onorario dell'associazione "Antigone"), Goffredo Fofi (critico e scrittore), Francesco Ciafaloni (saggista e ricercatore dell'Ires di Torino), Grazia Honegger Fresco (pedagogista), Alessandro Leogrande (scrittore e giornalista), Giulio Marcon (deputato alla Camera), Lia Sacerdote (presidente dell’associazione “Bambini senza sbarre”), Maria Cecilia Guerra (senatrice della Repubblica). E oggi anche la parlamentare europea Cecile Kyenge, di cui pubblichiamo le dichiarazioni in merito alla sua adesione.


Oggi ho sottoscritto la petizione diretta al Ministro della Giustizia Andrea Orlando per fermare l’estradizione in Brasile del dirigente di banca italo-brasiliano Henrique Pizzolato, condannato nel Paese sudamericano a 12 anni e 7 mesi, che sta attualmente scontando la pena nel carcere di Sant'Anna a Modena.
Nelle settimane scorse ho presentato sul caso anche un'interrogazione al Parlamento Europeo. Le ONG Amnesty International e Human Rights Watch hanno definito "drammatica" la situazione delle carceri brasiliane. Pizzolato, giudicato dal tribunale supremo brasiliano, potrebbe essere estradato e trasferito a Papuda, una delle galere più violente e degradate del Brasile. L'estradizione è stata ottenuta con il presupposto che Pizzolato fosse accolto in una sezione protetta del carcere brasiliano, la cosiddetta "ala dei vulnerabili", dove il detenuto non dovrebbe essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Questa "ala dei vulnerabili" non è attualmente in funzione e la sua legittimità è sotto il vaglio giudiziario del Tribunale amministrativo brasiliano.
Anche per questo ho firmato la petizione che vi propongo di sottoscrivere, su Change.org, contro l'estradizione in Brasile di Henrique Pizzolato: change.org/pizzolato (Cecile Kyenge)


domenica 21 giugno 2015

Urgente: non si conceda l'estradizione per Pizzolato

di Luigi Manconi


È in linea la petizione promossa dal Senatore Luigi Manconi per chiedere al Ministro della Giustizia italiano di revocare l'estradizione di Henrique Pizzolato, condannato in Brasile in un solo giudizio fatto da un solo tribunale senza diritto di appello che ora rischia di essere inviato alle carceri brasiliane note per le condizioni di disumana e intollerabile violenza. Il 16 giugno scorso il Ministro della Giustizia del Brasile ha dichiarato: "le prigioni brasiliane sono vere scuole del crimine", riferendosi alle organizzazioni criminali esistenti all'interno delle carceri.


Henrique Pizzolato, di origine brasiliana con cittadinanza italiana, rischia in questi giorni di dover lasciare il carcere di Sant'Anna a Modena, dove sta scontando una pena di più di 12 anni inflitta dal tribunale supremo brasiliano nell'ambito di un'inchiesta per corruzione e riciclaggio. Pizzolato potrebbe essere estradato e trasferito a Papuda, una delle galere più violente e degradate del Brasile.

sabato 20 giugno 2015

Per la prima volta l’Italia decide di estradare in Brasile un proprio cittadino



Quello che segue è il testo che il movimento in difesa di Henrique Pizzolato ha consegnato ai giornalisti durante la conferenza stampa indetta al Senato dal presidente della Commissione diritti umani Luigi Manconi, martedì 16 giugno scorso.


Con il decreto del 21 aprile 2015 il Ministero della Giustizia italiano ha accordato l’estradizione in Brasile di un suo cittadino, Henrique Pizzolato. Una decisione eccezionale, se si pensa che il Brasile non estrada, per dettato costituzionale, i cittadini brasiliani e che per questa stessa ragione – mancanza di reciprocità – l’Italia ha negato in passato allo stato sudamericano l'estradizione di un altro cittadino italiano.
Perché allora nel caso di Pizzolato è stata presa una decisione diversa?
Motivi giuridici per negare l’estradizione e per difendere Pizzolato e i suoi diritti, il Governo italiano ne ha molti e partono dall’art. 5 del trattato di estradizione tra Italia e Brasile firmato a Roma il 17 ottobre 1989. Fra le altre ragioni, il Governo italiano deve rifiutare l’estradizione di un suo cittadino: “a) se per il fatto per il quale è domandata, la persona richiesta è stata o sarà sottoposta ad un procedimento che non (ha)assicura(to) il rispetto dei diritti minimi di difesa.(...); b) se vi è fondato motivo di ritenere che la persona richiesta verrà sottoposta a pene o trattamenti che comunque configurano violazioni dei diritti fondamentali."

Il processo in Brasile
In Brasile Henrique Pizzolato è stato sottoposto a un processo che non ha garantito i suoi diritti di difesa. È stato giudicato unicamente dal Supremo Tribunale Federale che, per legge costituzionale, non potrebbe giudicare Pizzolato, un cittadino comune.

mercoledì 17 giugno 2015

Luigi Manconi: la conferenza stampa al Senato

Il 16 giugno a Roma, nella Sala Nassirya del Senato della Repubblica, il senatore Manconi, insieme alla senatrice Maria Cecilia Guerra e altri parlamentari, hanno indetto una conferenza stampa per spiegare ai giornalisti la situazione di Henrique Pizzolato e per chiedere al Ministro della Giustizia e al Consiglio di Stato la revisione del decreto di estradizione.
L'argomentazione principale dei parlamentari che hanno deciso di sostenere la lotta di Henrique, della sua famiglia e dei suoi legali è il rispetto dei diritti fondamentali della persona che, in caso di estradizione, sarebbero palesemente violati.


Di seguito potete ascoltare l'audio completo della conferenza stampa registrato da Radio Radicale.

martedì 16 giugno 2015

Non consegnare al Brasile l’italiano Pizzolato

di Luigi Manconi



Dav­vero biz­zarra, se non fosse tra­gica, la vicenda dell’estradizione di Hen­ri­que Piz­zo­lato. L’uomo, di ori­gine bra­si­liana con cit­ta­di­nanza ita­liana, rischia in que­sti giorni di dover lasciare il car­cere di Sant’Anna a Modena — dove sta scon­tando una pena di più di 12 anni inflitta dal tri­bu­nale supremo bra­si­liano nell’ambito di un’inchiesta per cor­ru­zione e rici­clag­gio — per essere tra­sfe­rito nel car­cere di Papuda. Ovvero in una delle galere più vio­lente e degra­date del Brasile.

mercoledì 3 giugno 2015

L’impianto (inesistente) dell’accusa nel mensalão

“La menzogna è stata il generatore di tutte le verità, mezze verità, indizi non valutati e indizi manipolati che hanno conferito la dimensione dello scandalo e lo spirito del processo del ‘mensalão’.Janio de Freitas 14/10/2012- FSP

Quale menzogna?
Nel processo del "mensalão", la peggior menzogna è stata considerare che del denaro pubblico della Banca del Brasile sia stato deviato per pagare i parlamentari.
La Banca del Brasile ha inviato molti documenti ai giudici del Tribunale supremo federale che chiariscono e che dimostrano che nessun centesimo della Banca del Brasile è stato deviato.
In tutti i documenti la Banca afferma che i soldi in questione (73 milioni di reais) non erano denaro pubblico, perché non appartenevano alla Banca del Brasile. Si trattava di denaro appartenente ad una società privata chiamata Visanet, una società che rappresentava il marchio Visa di proprietà d’una azienda multinazionale americana.
Non era solo la Banca del Brasile ad affermare che il denaro apparteneva alla Visanet; la stessa Visanet ha dichiarato che il denaro era di sua proprietà.


Allora il denaro è stato deviato dalla Visanet?
No. La Visanet ha presentato un documento, che è nel processo, in cui dichiara che il denaro è stato completamente utilizzato in campagne pubblicitarie, dunque non c’è stata alcuna deviazione di denaro. In altre parole, la proprietaria del denaro – la Visanet – ha affermato che il proprio denaro di non è stato deviato.