In Brasile è in discussione al Senato il progetto di legge per riformare il
codice penale. La riforma prevede la riduzione dell'età legale a partire dalla
quale si potrà essere condannati come un adulto (da 18 a 16 anni), la
trasformazione della corruzione in delitto gravissimo e l'utilizzo di prove
illecite da parte del Pubblico ministero federale (prove illecite: intromission
abusiva nella vita privata, nel domicilio, nella corrispondenza o nelle telecomunicazioni).
Il disegno di legge prevede anche l'aumento delle pene, la fine della
libertà condizionale, l'aumento del tempo per ottenere la progressione di
regime (ovvero il detenuto rimane più tempo in regime di reclusione prima di
ottenere la riduzione a un regime più blando, come quello di semilibertá),
l'impossibilità d'applicazione, in alcuni casi, del regime iniziale aperto, così
come diverse altre modifiche che implicano l’aumento del tempo di carcerazione.
Per l'avvocato penalista Guilherme San Juan il disegno di legge si
allontana degli obiettivi della pena e ostacola le misure di riabilitazione: “Il
disegno di legge cerca di indurire la progressione di regime, ad esempio. La
cosa corretta da fare sarebbe, piuttosto che discutere le modifiche delle norme
penali, discutere, o meglio, mettere in pratica ciò che sollecita a fare la
legislazione attuale: costruire strutture dignitose e adeguate al compimento
della pena in regime chiuso, semi aperto (semilibertà) e aperto”.
Per l'avvocato la riforma dimostra che il Brasile sta andando nel senso
contrario della storia. "Mentre tutto il mondo sta cercando misure per evitare
la reclusione, in Brasile, l'obiettivo è imprigionare, come se questa fosse la
soluzione al problema della corruzione, degli omicidi e di altri reati che compongono
i titoli dei giornali”. In Brasile le accuse pubblicate dalla stampa – e non
dimostrate - sono sufficienti al pubblico ministero e ai giudici per
decretare l’arresto delle persone.
Diverse associazioni brasiliane,
tra cui la Pastorale Carceraria Nazionale, l'Istituto Brasiliano di Scienze
Criminali e la Rete di Giustizia Criminale hanno inviato una nota pubblica ai senatori brasiliani dopo l’analisi del disegno di legge per modificare il codice penale. Le
associazioni affermano che “se questo progetto sarà approvato ci sarà un
aumento esponenziale della popolazione carceraria, peggiorando di molto il caos
penitenziario brasiliano e provocherà un vero e proprio crollo delle
istituzioni democratiche nazionali.”
Si legge nella nota che,
secondo i dati forniti dal Consiglio Nazionale di Giustizia – organo del governo – attualmente in Brasile ci sono più
di 715.000 detenuti. Il Brasile è il terzo paese che più imprigiona nel mondo.
SOVRAFFOLAMENTO
– Dati del CNJ (Consiglio Nazionale di Giustizia – presieduto
dal presidente della Corte Suprema brasiliana):
"In Italia”, si legge nella nota, “il deficit di posti è inferiore di quello
brasiliano: 65.000 persone detenute per poco più di 48.000 posti esistenti".
Nello stesso articolo in cui è pubblicata la nota dalle associazioni brasiliane, Alaor Leite, il
professor intervistato, dichiara: "Il nuovo codice penale è un’oscenità, non
c’è modo di correggerlo”, "Il codice penale in discussione contiene errori
e assurdità che costeranno giorni, mesi e anni di vita per i cittadini
brasiliani. Questo è il prezzo della vanità dei riformatori. In nessun’altra carta
le parole hanno un tale potere: scritte nel codice penale, persone in carne e
ossa saranno inviate per un “viaggio” - sempre a senso unico – verso le segrete
del sistema penitenziario brasiliano… In caso di approvazione, non resterà altro
che ricordare ciò che viene scritto nel quadro di Goya, secondo cui "il
sonno della ragione genera mostri". La ragione dorme nella nostra Casa
delle Leggi (il Senato della Repubblica del Brasile)."
Le associazioni sostengono che, nel caso in cui sarà approvato il disegno
di legge così com’è, saremo dinanzi alla certezza del crollo del sistema di
giustizia e del sistema penitenziario brasiliano.
Davanti a questo scenario che vedrà aggravarsi il caos nelle carceri
brasiliane non riusciamo a trattenere una domanda che i lettori di questo blog
hanno letto spesso: perché il Ministro della giustizia italiano ha deciso di
accordare l'estradizione del cittadino italiano, Henrique Pizzolato - giudicato
e condannato in Brasile senza il diritto di appello – perché compia la pena nelle
carceri brasiliane, considerate da tanti come medievoli e terribili?
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