Dopo l’allarme lanciato da Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà
personale, un fronte bipartisan si è levato in Senato per chiedere al
ministro della Giustizia Andrea Orlando che Henrique Pizzolato, il banchiere
italo-brasiliano condannato a 12 anni di reclusione nell’ambito di una vicenda
di tangenti, non venga estradato in Brasile. L’ex direttore del Banco del
Brasile è attualmente detenuto presso il carcere di Modena dopo essersi
costituito, ma la richiesta per la sua estradizione è stata accolta dalla Corte
di Cassazione, che ha ribaltato la sentenza di diniego della Corte d’Appello di
Bologna.
Sul tema sono intervenuti sia il senatore Carlo Giovanardi di Ap con una interpellanza datata 24
febbraio che i senatori Sergio Lo
Giudice e Luigi Manconi del Pd, primi firmatari di una interrogazione
depositata il 27 febbraio e sottoscritta da numerosi colleghi provenienti anche
da altri gruppi come Ap, Fi e Misto: Amati, Cirinnà, Cucca, Di Biagio, Fasiolo,
Ferrara Elena, Fornaro, Guerra, Idem, Lai, Lo Moro, Malan, Mastrangeli,
Orellana, Pagliari, Petraglia, Pezzopane, Spilabotte, Valdinosi. In entrambi i
documenti i parlamentari esprimono le stesse preoccupazioni, già sollevata da
Bruno prima della sua visita a Pizzolato nella casa circondariale di via
Sant’Anna il 21 febbraio, sulle condizioni delle strutture detentive brasiliane
e in particolare quella del carcere di destinazione, di recente, come
sottolineato dall’Ufficio del Garante, scenario di episodi di violenza e morte
inflitta da detenuti ad altri detenuti.
“Il procedimento che lo ha visto coinvolto è stato
celebrato dal supremo tribunale federale brasiliano, massimo organo
giurisdizionale, competente a giudicare i reati commessi da deputati e
ministri, nonostante non fosse il giudice naturale e precostituito in relazione
a quel procedimento, non ricoprendo egli nessuno di questi ruoli- scrive
Giovanardi-. In conseguenza di tale determinazione della competenza, il signor
Pizzolato è stato sottoposto ad un processo che ha negato i diritti minimi di
difesa e che non gli ha consentito di poter proporre ricorso avverso la
pronuncia del supremo tribunale federale”. Inoltre, rimarca il senatore, “come
riconosciuto in primo grado dalla Corte d'Appello di Bologna e come ampiamente
provato documentalmente nel corso del procedimento giurisdizionale, le carceri
brasiliane, inclusa quella in cui dovrebbe scontare la pena Pizzolato (carcere
di Papuda), sottopongono i detenuti a condizioni inumane e degradanti. Si
sottolinea che nel carcere in cui Pizzolato dovrebbe scontare la pena nel 2013
sono stati accertati 2 suicidi, 14 omicidi, 30 morti e nel 2014 altri 2 omicidi
e una morte dovuta ad un incidente”.
Similmente, Lo Giudice e Manconi sostengono che “la corte
di Cassazione, annullando la decisione della Corte d’Appello, ha disposto la
sua estradizione in Brasile noncurante dell’orribile condizione delle carceri
brasiliane che comporterebbe seri rischi per l’incolumità di Pizzolato-
spiegano nell’atto sottoscritto da altri 18 colleghi -. Rispettiamo la
decisione della Suprema Corte, ma abbiamo deciso di interrogare il
guardasigilli sull’eventualità che la patente violazione dei diritti umani
nelle carceri brasiliane possa orientare la sua decisione finale verso una
soluzione che garantisca l’incolumità fisica del nostro connazionale”. I membri
del Senato ricordano infine che “il trattato di estradizione tra la Repubblica
italiana e la Repubblica federativa del Brasile prevede che l’estradizione non
sia concessa ‘se vi è fondato motivo di ritenere che la persona richiesta verrà
sottoposta a pene o trattamenti che comunque configurano violazione dei diritti
fondamentali'”.
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