venerdì 16 ottobre 2015

Gli avvocati del sindacalista scrivono al ministro Orlando

di Geraldina Colotti

La difesa del sin­da­ca­li­sta italo-brasiliano Hen­ri­que Piz­zo­lato ha inviato alla stampa copia della let­tera indi­riz­zata al mini­stro della Giu­sti­zia Andrea Orlando. La rela­zione dell’avvocato Ales­san­dro Sivelli rias­sume la vicenda di Piz­zo­lato e chiede che venga sospeso il prov­ve­di­mento di estra­di­zione, fis­sato per il pros­simo 22 otto­bre.


Il mini­stro ha già fatto slit­tare una prima par­tenza, e a que­sto fa rife­ri­mento Sivelli per chie­der­gli di valu­tare “la reale ed effet­tiva sus­si­stenza delle garan­zie offerte dallo Stato bra­si­liano”. Le crude foto­gra­fie alle­gate, che docu­men­tano l’altissimo livello di vio­lenza regi­strato nelle car­ceri bra­si­liane, sostan­ziano l’urgenza della richie­sta. Le cifre annuali degli omi­cidi com­messi dicono che – nono­stante i tanti passi avanti dei governi Lula e poi Rous­seff — le pri­gioni restano ancora una gigan­te­sca disca­rica sociale, e la loro gestione appesa ai sin­goli bilanci e norme dei 26 stati di cui è com­po­sto il Bra­sile. Il car­cere di Papuda, a cui è stato desti­nato Piz­zo­lato ha una capienza suf­fi­ciente a con­te­nere 4.848 posti letto, ma vi sono 10.409 dete­nuti: stan­dard di vivi­bi­lità enor­me­mente al di sotto di quelli richie­sti dal Comi­tato di pre­ven­zione con­tro la tortura.
Leg­gendo gli atti e ascol­tando il parere di insi­gni giu­ri­sti, nel paese e fuori, quello di Piz­zo­lato si pre­senta come un caso di giu­sti­zia negata: “Hanno voluto col­pire me per col­pire Lula”, ha dichia­rato in diverse cir­co­stanze il sin­da­ca­li­sta. Piz­zo­lato è stato con­dan­nato a oltre 12 anni nell’ambito dello scan­dalo per tan­genti detto del Men­sa­lao. Ben­ché non fosse un poli­tico, è stato giu­di­cato dal Supremo tri­bu­nale fede­rale in un pro­ce­di­mento segnato da forti irre­go­la­rità, ma che non pre­vede la pos­si­bi­lità di un secondo grado.
Essendo anche cit­ta­dino ita­liano, il sin­da­ca­li­sta si è rifu­giato nel nostro paese. Dopo una prima sen­tenza favo­re­vole, è stato rite­nuto estra­da­bile e si trova nel car­cere di Modena. Il 14 dicem­bre dovrà pre­sen­ziare all’udienza pre­li­mi­nare per reati di falso da cui non potrà difen­dersi se viene riman­dato in Bra­sile. Inol­tre, sono ancora pen­denti i ricorsi pre­sen­tati con­tro il prov­ve­di­mento di estra­di­zione al Tar e alla Corte euro­pea per i diritti dell’uomo. Per­ché – chiede al mini­stro l’avvocato Sivelli – “non può atten­dere que­ste deci­sioni prima di dare ese­cu­zione a un prov­ve­di­mento di estra­di­zione che rite­niamo pale­se­mente ingiusto”?

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