Signor Ministro
Orlando, signori funzionari del Ministero della Giustizia, membri del Governo,
l’odissea
giudiziaria di un vostro e nostro concittadino, Henrique Pizzolato, si è
conclusa nel peggiore dei modi: per lui, per noi e per voi.
Per lui perché
appena rientrato in Brasile sarà sottoposto a pressioni psicologiche enormi e
probabilmente a forme di violenza, ricatti, ritorsioni dalle proporzioni
imprevedibili e su cui nessuno, non certo i consoli italiani o i vostri
rappresentanti in Brasile potranno vigilare. A dimostrazione di quanto andiamo sostenendo
da mesi, i disordini, le evasioni, gli scioperi, il rischio di rivolta che il
carcere di Papuda, carcere in cui sarà trasferito Henrique, sta vivendo in
questi giorni danno la misura dell’irresponsabilità della vostra scelta.
Per noi, perché
abbiamo visto all’opera quello che solo sospettavamo: lo scollamento della
politica dalla realtà delle persone comuni, l’assenza di diritti certi ed
esigibili, la discrezionalità politica delle decisioni dei tribunali, il
prevalere degli interessi di parte (grandi o meschini che siano) sul diritto e
la giustizia.
Per voi, perché la
vostra “carriera” politica porterà una macchia indelebile di cui, prima o poi,
dovrete rendere conto.
Ci muove una
fiducia, non strettamente religiosa, che ha influenzato il nostro modo di
sostenere la causa di Henrique e di sua moglie Andrea: il fine non giustifica i
mezzi. Per nessuno. Mezzi scorretti o iniqui pervertono qualunque fine,
qualunque “ragion di stato”.
Non abbiamo bisogno
di prove per dimostrare che le spinte e le pressioni che vi hanno portato a
decidere per l’estradizione di Henrique rispondono a un “commercio” di cui tutti
si possono facilmente rendere conto e che tutti possono riempire del contenuto
che credono più veritiero: meschini interessi di carriera politica (pensiamo
soprattutto ai parlamentari italiani che hanno interessi in Brasile), scambi di
detenuti (qualunque posizione si abbia sul caso Battisti, è evidente il
collegamento fra la sua vicenda e quella di Henrique, così com’è evidente la
connessione con la vicenda, ormai persa nella nebbia dei tempi, di Pasquale
Scotti, latitante da oltre trent’anni, ricercato per omicidi plurimi, tornata
alla ribalta in questi giorni perché verrà a breve estradato in Italia), interessi
commerciali e finanziari (determinati dalla sproporzione di forza economica di
Italia e Brasile). Sono forse questi elementi di leale collaborazione tra
stati?
Smettiamo tutti di
citare leggi, costituzioni, trattati, accordi bilaterali: simulacri vuoti che
afferiscono al diritto e alla giustizia. Chiamiamo le cose col loro nome:
scambi, commerci, investimenti, ricatti. Parole che si adattano meglio a quanto
sta avvenendo intorno alla vicenda umana di Henrique Pizzolato.
Comitato Giustizia per
Pizzolato
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