di Luigi Manconi
Tra quarantott'ore Henrique
Pizzolato potrebbe essere estradato in Brasile. Pizzolato è cittadino italiano, oltre che
titolare della cittadinanza brasiliana, e attualmente si trova nel carcere di
Modena, dove sta scontando la pena a dodici anni e mezzo di reclusione,
inflittagli in Brasile.
Ridotta ai suoi termini essenziali, la questione è la seguente: perché
un cittadino italiano non dovrebbe espiare la propria pena in un carcere
italiano, come già sta facendo e come accade a centinaia di detenuti stranieri
condannati in Italia e reclusi nel proprio paese di origine? E come già succede
a molti italiani che scontano in carceri italiane la pena inflitta loro in
paesi stranieri? È un principio elementare, che risponde a criteri altrettanto
elementari di riduzione di sofferenze inutili, quali quelle derivanti dal
trovarsi privato della libertà in un paese diverso dal proprio, del quale in
genere non si conosce la lingua, non si conosco leggi e regolamenti, non si
conoscono usi e costumi.
Il caso di Pizzolato è parzialmente diverso, in quanto egli è titolare
di una doppia cittadinanza, ma proprio questa circostanza - lungi
dall'assicurargli una garanzia - rischia di trasformarsi in un pesante
svantaggio. Infatti, tra i due paesi è in discussione, da tempo, un trattato
che mira proprio a consentire una simile soluzione, in base alla scelta del
diretto interessato (il condannato, cioè).
L'Italia ha già sottoscritto quell'accordo da
molti mesi, il Brasile tarda a farlo proprio perché non vuole che Pizzolato
possa godere di quel diritto. E, tuttavia, si tratta di una tutela
irrinunciabile, considerato che le carceri brasiliane vengono ritenute - nella
classifica internazionale dell'orrore e dell'iniquità - tra le peggiori. Per
intenderci, appartiene al sistema penitenziario di quel paese la prigione di Pedrinhas,
a Sao Luis,dove nel corso
degli ultimi due anni hanno trovato la morte 75 detenuti; e dove nel 2013, si sono verificati disordini,
conclusisi con 13 vittime.
E si pensi che, a proposito di un altro segmento del sistema
dell'esecuzione penale, quello minorile, sono stati gli stessi ispettori
governativi a definire "subumano" il livello delle condizioni
igienico-sanitarie. La decisione di consentire l'estradizione di Pizzolato in
un paese dove il sistema penitenziario presenta un quadro così tragico, nasce
da vaghe e approssimative rassicurazioni fornite dal governo brasiliano.
Pizzolato, una volta in Brasile, sarà rinchiuso nell'ala dei vulnerabili della
prigione di Papuda. Si tratta di una soluzione provvisoria. Il regolamento
penitenziario, infatti, prevede che la permanenza di Pizzolato in quell'ala
protetta non si dovrà protrarre oltre il 2016: a meno di non violare il suo
dritto a passare da un regime chiuso a un regime aperto. Oltretutto, in
Brasile, l'esistenza stessa di questa ala speciale è messa in discussione, in
quanto è attesa una pronuncia sulla sua costituzionalità, dal momento che
riserva ad alcuni detenuti un trattamento privilegiato rispetto ad altri.
In ultimo, il nostro ministero della Giustizia, animato da una
incomprensibile fretta di chiudere il caso, dovrebbe riflettere su quanto
scrive un folto gruppo di avvocati brasiliani in un appello rivolto al
Presidente del Supremo Tribunale Federale di quel paese, dove sono confermati
tutti i dubbi sul rispetto dei diritti umani nell'ala dei vulnerabili cui è
destinato Pizzolato. Soprattutto, è certo che la permanenza in una condizione
detentiva maggiormente tutelata è provvisoria: dal giugno del 2016 Pizzolato
dovrà essere trasferito, fino al termine della pena, nell'ordinario ambiente
carcerario, dove domina "il degrado umano" e "uomini e donne
sono trattati come rifiuti, senza dignità, senza diritto alle regole
igienico-sanitarie di base, senza difesa, senza le visite dei magistrati"
(testimonianza di un parlamentare brasiliano).
Considerato tutto ciò chiediamo al ministro Andrea Orlando: davvero
pensa di avere garanzie sufficienti sul rispetto dei diritti umani nelle
carceri brasiliane, per tutta la durata della pena, per il nostro e suo
connazionale Henrique Pizzolato? Se la sente in queste condizioni di assumersi
la responsabilità di una estradizione?
Pubblicato: 20/10/2015
14:57 CEST - Aggiornato: 20/10/2015
14:58 CEST
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