venerdì 13 marzo 2015

La moglie di Pizzolato: Mio marito non diventi merce di scambio con Battisti

Andrea Haas e il marito italobrasiliano Henrique Pizzolato




















IL CASO IL FUNZIONARIO RISCHIA DI TORNARE IN BRASILE
‘Mio marito non diventi merce di scambio con Battisti’
L’appello della moglie di Pizzolato al Governo

Un innocente accusato ingiustamente. Non ha dubbi Andrea Haas, moglie di Henrique Pizzolato, il funzionario italo brasiliano del Banco do Brasil, in carcere a Sant’Anna dopo la decisione della Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso presentato dal governo brasiliano, che havrebbe ingaggiato un avvocato italiano a ‘peso d’oro’ l’avvocato italiano Gentiloni (lo stesso cognome del Ministro degli Affari Esteri dell’Italia, Paolo Gentiloni) di concedere il via libera all’estradizione.

Il dirigente della banca brasiliana era stato arrestato dai carabinieri nel febbraio 2014 a Maranello, nella casa del nipote. Era fuggito dal Brasile, utilizzando il passaporto del fratello morto anni prima, dopo la condanna a 12 anni e 7 mesi per l’inchiesta ‘Mensalao’, la tangentopoli brasiliana. Secondo la stampa brasiliana il destino de Pizzolato è un ‘bueno’ affare tra Italia e Brasile. Tutto dipenderebbe dal risultato degli affari commerciali e politici tra i due Stati.

Incontriamo la signora Andrea Haas nello studio del legale del marito, Alessandro Sivelli che ha inviato una lettera al ministro Andrea Orlando: “Non posso pensare che il mio governo – scrive Sivelli – anteponga alla violazione dei diritti fondamentali di una persona la possibilità di ottenere un sucesso politico.”

Signora Andrea, come sta vivendo la carcerazione di suo marito? 

“Con le lacrime agli occhi. E’ lui che mi fa forza quando vado in carcere a fargli visita. Lui è sorretto da una salda fede nel Signore Gesù, io, invece, vacillo di più, temo per lui. Ho appreso dalla stampa brasiliana che Henrique è diventato merce di scambio tra i due Stati. Lui in cambio di Battisti.”

I legali di Battisti faranno appello. Non è automatica l’estradizione. 

“Henrique è un capro espiatorio, non c’entra nulla con le tangenti, non ha sottratto denaro al Banco do Brasil. Lui era direttore marketing e non aveva il potere di autorizzare i pagamenti, incarico questo che spettava a altro direttore della banca. E’ stato incastrato, i giudici hanno nascosto le prove della sua innocenza. Quello che si è svolto in Brasile è stato un processo politico pieno di irregolarità. Per nascondere la verità i politici brasiliani hanno usato Henrique.” 

Avete le prove?

“Tante. Non c’è nessun documento firmato da mio marito che legittimi l’uscita del denaro. La polizia ha sequestrato gli atti, eseguito una perizia contabile e non è emerso nulla. La Banca do Brasil ha confermato che non era stato sottratto un solo centesimo dall’ufficio marketing. Ma i giudici non anno preso in considerazione le prove. Dopo la sentenza, decisa da un unico tribunale, il legale di mio marito non ha avuto alcuna possibilità di appello”. 


Ha fiducia nel governo italiano?

“Spero che il governo italiano, di fronte alla crudeltà delle carceri brasiliane e alle ingiustizie subite nel corso del processo brasiliano, consenta a mio marito, cittadino italiano, la giustizia che è stata negata a lui in Brasile e non permetta l'estradizione. E’ davvero ingiusto che il destino di mio marito possa incrociarsi con quello di Cesare Battisti. Mi piacerebbe credere che i diritti umani vengano salvaguardati e non diventino un affare”. 

(il Resto del Carlino, Edizione del 11 marzo 2015 – Modena, Viviana Bruschi)

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