mercoledì 11 marzo 2015

Un sindacalista italo-brasiliano sta per essere estradato

Il sindacalista italo-brasiliano Henrique Pizzolato © Reuters

Libertà per Hen­ri­que Piz­zo­lato. Dal Bra­sile all’Italia, movi­menti sociali, chiesa di base e vescovi si mobi­li­tano per il cit­ta­dino italo-brasiliano, in car­cere a Modena. La Cas­sa­zione ha annul­lato la sen­tenza della Corte d’Appello di Bolo­gna, acco­gliendo la richie­sta di estra­di­zione del governo bra­si­liano affin­ché vada a scon­tare una pena a 12 anni di car­cere.

Quella di Piz­zo­lato è una vicenda com­plessa. Per la magi­stra­tura bra­si­liana, è col­pe­vole di pecu­lato, cor­ru­zione pas­siva e rici­clag­gio di denaro. Per la difesa, è stato coin­volto in un pro­cesso poli­tico e media­tico «del tutto ingiu­sto» che evi­den­zia «un nuovo caso Tortora».
L’inchiesta è quella del men­sa­lão, com’è stato defi­nito lo scan­dalo che ha coin­volto alcuni dei più alti diri­genti del par­tito di governo, il Par­tito dei lavo­ra­tori (Pt). Piz­zo­lato è stato chia­mato in causa in quanto uno dei respon­sa­bili del Banco do Bra­sil. «Sono stato denun­ciato per­ché ero l’unico diret­tore del Banco iscritto al Pt e per­ché la mia sto­ria di lotta nel movi­mento sin­da­cale è legata stret­ta­mente a quella dell’ex pre­si­dente Lula, il vero ber­sa­glio di tutta la trama poli­tica del men­sa­lão», ha dichia­rato Piz­zo­lato all’Agenzia Bra­sil de Fato, e ha affer­mato di non aver avuto la pos­si­bi­lità di difen­dersi. Per­ché? «Per­ché – ha rispo­sto – sono stato giu­di­cato da un tri­bu­nale incom­pe­tente, in un pro­cesso ille­gale, con un unico livello di giu­di­zio. Non ho avuto diritto a un pro­cesso in un tri­bu­nale di prima istanza, come pre­vede la legge bra­si­liana. Sono stato giu­di­cato diret­ta­mente dal Supremo tri­bu­nale fede­rale, com­pe­tente solo per chi sta eser­ci­tando un man­dato o svolge un inca­rico poli­tico, e non era il mio caso. La Costi­tu­zione bra­si­liana pre­vede per ogni cit­ta­dino il diritto al ricorso, e a me è stato negato. In più sono stati nasco­sti docu­menti che dimo­stra­vano la mia inno­cenza tra le carte di un altro pro­cesso i cui mate­riali sono stati secre­tati».
In tanti hanno fir­mato un appello indi­riz­zato al Mini­stro della Giu­sti­zia ita­liano affin­ché neghi l’estradizione: movi­menti sociali come i Sem Terra, intel­let­tuali e anche orga­ni­smi legati alla Con­fe­renza epi­sco­pale bra­si­liana. 
A otto­bre, la Corte d’Appello di Bolo­gna ha negato l’estradizione rico­no­scendo la vali­dità di molte risul­tanze delle orga­niz­za­zioni per i diritti umani, come Amne­sty inter­na­tio­nal: in merito alle disu­mane con­di­zioni in cui ver­sano le car­ceri bra­si­liane e all’assenza di garan­zie per la sicu­rezza di Piz­zo­lato. La Corte di Cas­sa­zione ha però annul­lato la sen­tenza. Ora, tutto passa al mini­stero della Giu­sti­zia ita­liana, che dovrà deci­dere entro il 3 marzo.
Anche se non può incon­trare il marito, Andrea Haas, moglie del sin­da­ca­li­sta bra­si­liano, si è tra­sfe­rita a Modena, nei pressi del car­cere: «Hen­ri­que non merita tutto que­sto – dice al mani­fe­sto – dopo la Cas­sa­zione si è costi­tuito, ma ora rischia di andare a morire nelle car­ceri bra­si­liane, dove il peri­colo è altis­simo. Vi prego, fac­ciamo di tutto per salvarlo».

Geraldina Colotti, 18.2.2015 - Il Manifesto - Edizione del 19 febbraio 2015)http://ilmanifesto.info/un-sindacalista-italo-brasiliano-sta-per-essere-estradato/




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